Il movimento “Childfree”

La decisione di non volere dei figli a molti appare ancora oggi come strana e incomprensibile: le donne che hanno fatto questa scelta suscitano sospetto bambinie diffidenza, quasi fossero “contro natura”; venivano chiamate, addirittura, “rami secchi” su cui non è attecchito l’istinto di maternità.
A oggi appare ancora troppo stretto il legame tra identità e ruolo materno, come dire che una donna è completa solo se è anche mamma.
Spesso dar loro queste etichette è la conseguenza di giudizi aspri e taglienti, motivati da pareri che spesso non guardano l’emotività e la storia personale.
Guardando i dati statistici, sempre più spesso le donne scelgono di non avere figli: sono ben dieci volte più numerose rispetto a 50 anni fa, secondo l’Eurisko; orgogliosamente soddisfatte, mentre il resto del mondo, etero, single o gay, si affanna nella ricerca di maternità impossibili.
Non solo donne, ma anche uomini che tenacemente affermano il loro diritto a non riprodursi dicono, nell’universo bambino-centrico dell’Italia di oggi, “affermare di non essere genitore per scelta, è qualcosa che turba, che suscita pietà, addirittura disprezzo”.
Il movimento Childfree, emerso in Italia una decina di anni fa, quando negli Stati Uniti e nel Nord erano già un esercito, ha ormai migliaia di seguaci; vero e proprio movimento, dove viene affermata la libertà consapevole e serena di non mettere al mondo figli.
Maria Letizia Tanturri, professore di Demografia all’università di Padova e Letizia Mencarini, insegnante all’università di Torino, all’inizio degli anni Duemila pubblicarono la prima ricerca sui Childfree italiani, affermando che dietro la dichiarazione “non ho voluto figli”, si nascondono decisioni meno nette dell’aver rinviato troppo a lungo; un confine dove l’essere “Childfree”, libere da figli, e “Childless”, prive di figli, a volte si confondono.
La maggioranza dei Childfree è composta da persone che non hanno una particolare avversione per i bambini, ma posticipano all’infinito il momento di averli. Fino a quando la natura non permette più la procreazione, e quella scelta diventa un destino di vita: accettata, senza pentimenti, proprio perché l’avere un figlio non era, forse, una delle priorità della vita
Le donne che aderiscono al movimento childfree sono in genere donne manager, dedite alla carriera e che ricoprono incarichi di responsabilità, sicure di sé, amano i viaggi, dedicarsi alla cura del corpo, all’arredamento della casa, alla vita mondana, allo sport e spesso l’unico “figlio” che si concedono sono gli animali domestici.
Single o in coppia, si dichiarano soddisfatte dei loro rapporti sociali e della loro vita sessuale che, senza il pensiero della procreazione, risulta molto più libera e disinibita. Di fronte alla critiche di chi le etichetta come egoiste, superficiali e donne a metà, le childfree rispondono di sentirsi donne a 360° e accusano la società maschilista, colpevole di aver contribuito a diffondere il mito della donna “generatrice”.

Da statistiche pare che in un futuro prossimo, il 50% delle donne laureate del Nord Italia, potrebbero rinunciare del tutto alla maternità: alcune perché vittime della tecnica del rinvio, dell’idea errata che poi con la fecondazione assistita potranno farcela, altre invece, laureate e con brillanti percorsi di studio, è molto probabile che scelgano di realizzarsi attraverso la carriera, piuttosto che confinarsi in una vita familiare.
Condizione che ancora oggi, in Italia, costringe le donne ad una amara scelta tra i figli e il lavoro.
Valentina G.

 

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